GirardengoIl mastodontico Dizionario Biografico degli Italiani contiene una ricca biografia del “Campionissimo” Costante Girardengo, icona del ciclismo mondiale, etichettato come l’omino di Novi, il Gira, e anche col simpatico appellativo di Garibaldengo.

Nato nel 1893 in una cascina a pochi chilometri da Novi Ligure da Carlo e Gaetana Fasciolo, agricoltori, (quarto di sette figli), come tanti coetanei attratti dalla bicicletta inizia a partecipare a gare organizzate nei paesi della provincia piazzandosi bene e gareggiando sovente con Cavanna, il prodigioso massaggiatore di Coppi. Dopo le prime vittorie in gare strapaesane, partecipa a competizioni più impegnative e, nel 1912, su macchina Penovi, sfiora la vittoria in una corsa che sarà decisiva per la sua lunga carriera. La citiamo perché insieme a Costantino, suo vero nome di battesimo, entra in ballo la nostra Ovada dove il giovane corridore conta molti amici conosciuti nella numerose gare disputate a livello dilettantistico: tra i più fraterni Mario Gigi Ottonello, compagno di squadra del Gira, (Casa Maino - Dunlop) nella loro prima Milano - Sanremo, edizione 1914, tuttavia con differenti destini sportivi. Di Ottonello, eccellente atleta nostrano, parleremo la prossima volta.

reclameNel 1912 Girardengo si piazza secondo nel Giro del Veneto. La casa costruttrice della bicicletta, con laboratorio nella vicina Fresonara, nell’intento di pubblicizzare la propria produzione, compra un’inserzione in quarta pagina del Corriere di Ovada.

La reclame esce sul numero del 13 aprile e subito scoppia una grana. Il regolamento vieta la divulgazione, tramite pubblicità, di notizie relative a vittorie o a buoni piazzamenti dei partecipanti a gare ciclistiche a livello dilettantistico. Contravvenendo alle vigenti regole l’inserzionista incorre in una penale, il corridore è squalificato ma essendo il giovane Girardengo una valida promessa, viene subito iscritto nella categoria dei professionisti. Partecipa così a gare importanti come la Milano - Sanremo, la sua preferita, che vincerà per la prima volta nel 1918.

Dopo questa curiosità, che lega il nome di Ovada e di un noto giornale cittadino a quello di un grande campione, in omaggio alla “Classicissima” del pedale, che ogni anno transita per le vie cittadine alla volta delle rampe del Turchino, riprendiamo la cronaca della sesta edizione svoltasi 100 anni fa e vinta dal francese Pelissier. (Nella foto il pubblico attende il passaggio della corsa davanti al Trieste presso il controllo a firma dei partecipanti alla gara).rifornimento

Nella città dei fiori un collaboratore de L’Alto Monferrato - Corriere della Democrazia, fa un intervista al vincitore, al quale dà rigorosamente del voi, raccolta pochi minuti dopo il suo arrivo.

Ma course? - Mi rispose modestamente il simpatico giovanotto - Mais elle n’a pas d’histoire - La mia corsa non ha storia, e neanche impressioni.

Dopo una pausa durante la quale parve raccogliere le sue idee, riprese:

“Che cosa ne penso? Io non ne penso nulla affatto, per la semplice ragione che nulla ricordo e che durante questa lotta non ebbi tempo ne modo di formulare una sola idea.

E’ stata una corsa durissima per l’andatura dei primi concorrenti, per non lasciarmi sorpassare, per vincere gli istanti d’estenuazione, io non sono stato altro che una macchina che correva”.

Avete avuto delle dèfaillances?

“Lo confesso. Ad un certo punto i crampi mi tanagliarono le gambe. Ero sopraffatto, non ci vedevo più. L’amico Garrigou vedendo che io stavo per abbandonare la corsa, mi confortò amorevolmente spronandomi e resistere. E’ ad esso che vado debitore di questa vittoria”.

Si… ed al vostro bellissimo spunto finale, aggiunsi io.

“Che volete? Questo spunto qui ha servito più di quanto io sperassi.

Quando ci penso il mio successo mi pare un sogno. Ne sono ancora tutto sbalordito. Pensate, mi proponevo di fare l’ultimo sforzo senz’altra ambizione di piazzarmi onorevolmente.

Ad un tratto mi sono trovato in prima fila ed ho spinto con tutte le mie forze. Questo slancio mi ha portato primo al traguardo.

L’esito inopinato della mia corsa mi ha profondamente commosso. Son lieto di constatare che l’Italia ha un pubblico veramente sportivo”.

La vostra è stata una vittoria d’una reale importanza dato il carattere internazionale della gara ed i valori che erano in giuoco.

“E’ ben questo che mi rende felice. Non mi par vero di aver vinto dei grandissimi campioni d’ogni nazionalità che si batterono - soprattutto i francesi e gli italiani - con un valore straordinario”.