Prima o poi nella vita capita di trovarsi di fronte a situazioni grottesche in cui uno si chiede se è sveglio o sta sognando, tanto la situazione in cui si trova ha del paradossale. Ad Imerio Massignan, buon corridore professionista negli anni Sessanta, una situazione davvero inspiegabile capitò nel 1962 quando difendeva i colori della Legnano.
Massignan, dopo essersi piazzato al secondo posto finale al Giro d'Italia al termine di un duello continuo con il piemontese Balmamion, dopo una vittoria di tappa al Giro di Catalogna in Spagna, ed un paio di affermazioni in circuiti, disputò il Tour de France dove si piazzò al settimo posto della classifica generale e primo in quella del G.P. della Montagna il cui simbolo di primato, ancora oggi, è dato dalla maglia bianca a pallini rossi.Appena chiuso il Tour, durante il periodo in cui prese parte a delle kermesse, venne raggiunto da una lettera della Casa per la quale gareggiava, la Legnano, in cui si diceva in maniera perentoria che era licenziato per scarso rendimento.
A Massignan passò per la testa di vivere in un altro pianeta. A fronte dei buoni risultati ottenuti durante la stagione in corso gli si prospettava un'incomprensibile licenziamento in tronco, una cosa pazzesca! Imerio ne parlò subito con Campagnolo, si, proprio lui, quello del famoso cambio, il quale perorò con successo la causa del corridore veneto che venne praticamente subito ricollocato nei ranghi nonostante il gran battage pubblicitario dell'evento dato dai giornali.
Non fu poi troppo difficile capire il perché di quella lettera, mandata in modo così brutale: alla Legnano non avevano perdonato a Massignan la sua scelta delle kermesse francesi anziché italiane.