Poco dopo le 20,30 Aldo Baretto, titolare del Bar Roma nel Borgo di Ovada, iniziava ad avvicinare alcuni tavolini e mettere loro accanto un buon numero di sedie. Pochi minuti prima delle 21 arrivava Cesare Gasparini con l'immancabile cartella portadocumenti poi, alla spicciolata, era la volta di Re, Olivieri, Rizzo, Grillo, Marenco ed altri ancora. Motivo dell'incontro: organizzare il Gran Premio del Borgo di ciclismo. Siamo negli Anni Settanta ed il ciclismo era disciplina che raccoglieva diversi appassionati del quartiere ovadese. Un gruppetto si dava sempre appuntamento la domenica mattina per percorrere qualche decina di chilometri (a sentire loro sempre di poco al di sotto dei cento, meglio non commentare), le loro imprese più che di carattere sportivo erano genere culinario, nel senso che erano buone forchette.

Tornando alle serate di preparazione queste vertevano principalmente sulla scelta della data, che doveva essere di particolare attrazione per i ciclisti facendo in modo che non si sovrapponesse ad altre gare, poi vi era il tracciato e qui qualche discussione nasceva. Chi preferiva passare da un luogo, che da un altro. Di sicuro c'era il passaggio in quel di Predosa dove aveva sede il Mobilificio Verasco, uno degli sponsor della manifestazione, così come il transito doveva avvenire anche di fronte a La Ceramica Ovadese, altro sponsor, però in questo caso tutto era facile poiché la sede era in via Rocca Grimalda. Non sempre si arrivava alla scelta definitiva nel corso della prima serata e così ci si aggiornava alla settimana successiva. Quando tutto era deciso si passava alla promozione dell'evento. Venivano avvisate le varie società ciclistiche del Piemonte, Liguria e Lombardia e si iniziava a contattare aziende e negozi per racimolare un sostegno economico o, male che andasse, una coppa. Per la verità la collaborazione non mancava mai e alla fine il montepremi era sempre di assoluto riguardo. 

Il giorno della gara nel Borgo era in pieno subbuglio. Transenne, divieti di parcheggio, striscioni, palchetto per la cerimonia di premiazione. E poi l'arrivo dei giudici, degli atleti, dell'autoambulanza, dei vigili urbani ai quali si aggiungevano le ammiraglie e le vetture al seguito, una delle quali recava, a caratteri cubitali, la scritta: stampa, cosa che poteva essere rivista solo al passaggio della Milano - Sanremo! Un paio d'ore prima della partenza già diversi ciclisti facevano la punzonatura, qualcuno, nella toelette del Bar Roma, si faceva invece la puntura. E qui si potrebbe aprire un capitolo molto triste sul doping, ma andiamo oltre, e soprattutto non facciamo di tutta l'erba un fascio.
Finalmente l'ora di partenza arrivava: corridori incolonnati dietro la macchina della giuria, abbassamento della bandiera a scacchi e subito iniziavano gli scatti. L'attesa era sempre emozionante, non esistevano i telefoni cellulari e pertanto l'andamento della gara era sconosciuto ai numerosi sostenitori dislocati lungo le transenne di viale Rebora, sede di arrivo della corsa. Poi, finalmente l'arrivo dei ciclisti, qualche volta in solitaria, a volte in un gruppo non molto numeroso. Poi era la volta della cerimonia di premiazione, che avveniva sotto la regia di Gasparini con l'aiuto dei suoi numerosi collaboratori. Infine tutti a smontare le attrezzature affinché venisse ripristinata la normalità. Alla sera ci si ritrovava al Bar Roma, ma i commenti erano brevi in quanto la stanchezza faceva presto a prevalere e gli sbadigli non si contavano. Per parlare della manifestazione ci sarebbero state tante serate a venire.